L’autismo inganna

Tra questi due ragazzi qual è l’autistico? Forse chi non conosce Tobia direbbe che non può essere quello che manifesta la sua amicizia stringendo l’altro a sé. Nella foto il ragazzo autistico è quello con la maglietta arancione. Ma sull’autismo circolano ancora infiniti pregiudizi e idee sbagliate. Eccone un semplice, ma istruttivo esempio, un fatto realmente accaduto di cui sono venuto a conoscenza. Un bambino di 4 anni, cui è stato diagnosticato l’autismo infantile, viene portato davanti alla commissione che deve decidere se esistono le condizioni di gravità che consentiranno la concessione dell’indennità di accompagnamento. Appena viene fatto entrare nella stanza dove sono seduti i membri della commissione, il bambino allegramente corre verso il presidente e gli salta in grembo, come fanno i bambini coi loro nonni. Il presidente, un anziano neuropsichiatra, esclama : «Ma non è autistico! Guardate com’è affettuoso e come socializza! E mi guarda anche negli occhi!». «Sì, è vero,» interviene prontamente la madre, «ma un bambino normale in una situazione come questa sarebbe intimidito, mentre lui non sa nemmeno distinguere quale sia il giusto comportamento da tenere con suo nonno e con le altre persone anziane che incontra…». In realtà uno dei maggiori problemi dell’autismo sta qui: nel fatto che le persone che ne sono colpite non riescono ad afferrare le regole sociali. Non sono chiusi nel loro guscio, sono socialmente ciechi. Questo piccolo episodio dimostra che l’autismo è una realtà complessa, e anche non facile da spiegare alla gente, se anche professionisti (non aggiornati) compiono errori del genere.
Tobia, come vediamo nella foto, può facilmente trarre in inganno, anche perché, a differenza da altri ospiti dell’Orto di San Francesco, parla e vuole interagire con le altre persone. Ma in questo trova difficoltà gravissime, che derivano dal malfunzionamento del suo cervello. Se, ad esempio, gli si chiede che ore sono, dirà un numero a caso. Se gli si chiede quanti anni ha potrà rispondere otto o dieci o dodici indifferentemente. Il concetto di anno per lui è difficile. L’anno comincia il 1 gennaio, ma per lui no, perché la sua data di nascita è un’altra, e ogni persona che lui conosce compie gli anni in un giorno differente, e il numero degli anni è diverso: uno ne ha 15, uno 42… Ne deriva che per lavorare efficacemente a progetti educativi per ragazzi autistici occorre comprendere bene il funzionamento della loro mente, che determina i loro comportamenti. Questi possono sembrarci strani, e lo sono rispetto a quelli della maggioranza degli esseri umani, ma derivano, conseguentemente, dalle caratteristiche della mente autistica. Quindi è necessario conoscere: 1) i caratteri fondamentali della mente autistica in generale, 2) i caratteri di quella particolare mente autistica di quella particolare persona. Questo richiede un impegno notevole, ma senza questo impegno i risultati possono essere solo scadenti o nulli.

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2 Responses to L’autismo inganna

  1. Eretica Art ha detto:

    “che derivano dal malfunzionamento del suo cervello” se vogliamo fare gli informati per favore eviterei queste sciocchezze, per il resto, un articolo che finalmente si avvicina mediamente a un pizzico di realtà sull’autismo, per essere in Italia potrei dirmi potenzialmente contenta con la prospettiva di una civiltà più adeguatamente informata in un tempo futuro.

  2. Fabio Brotto ha detto:

    Naturalmente, dire ad uno che scrive sciocchezze volendo “fare l’informato” suona leggermente offensivo. A parte questo, certo che i gravissimi problemi delle persone autistiche come Tobia o mio figlio (che non sa nemmeno parlare, e questo è il meno) derivano da problematiche cerebrali. Il cervello di uno che riesce a contare fino a 4 funziona male. O no? Di per sé, l’autismo non implica ritardo mentale, ma spessissimo vi si accompagna, in un intreccio in cui cause ed effetti sono difficilmente discernibili. Certo, non si può fare di ogni erba un fascio, e ci sono persone molto intelligenti che hanno solo i problemi di socializzazione, empatia, ecc. derivanti dall’ “autismo puro”. Avrei qualche problema, tuttavia, a dire che il loro cervello “funziona bene”, nella misura in cui il suo particolare modo di funzionare costituisce un ostacolo insormontabile ad una soddisfacente vita sociale.

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