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(Guido e Ludovico alla pianola all’Orto di San Francesco)

Le persone con autismo incontrano difficoltà nel vedere le cose nel loro insieme, nel cogliere il senso globale delle situazioni. Sono prigioniere, come ha scritto Hilde De Clercq, del labirinto dei dettagli.

Un bambino autistico a scuola può scatenare una crisi comportamentale perché, ad esempio, il suo vecchio banco è stato all’improvviso cambiato con uno nuovo che a noi sembra uguale, ma che lo sguardo autistico, legato ai particolari anche minimi, vede come totalmente diverso. Gli autistici sono orientati all’osservazione dei dettagli, non al senso generale delle situazioni. E i dettagli per loro non si costituiscono in una gerarchia di valore, ma tendenzialmente sono tutti ugualmente importanti. Questo ha serie ricadute sul loro comportamento. Perché se la realtà è un puzzle in cui tutte le tessere debbono stare al loro posto, altrimenti è un caos in cui mi sento confuso e perduto, anche la mancanza di una singola tessera può essere terribile. Uno degli obiettivi deve essere quindi quello di rendere, per quanto possibile, meno rigido il funzionamento della mente della persona con autismo. Questo può essere ottenuto attraverso l’utilizzo delle metodologie cognitivo-comportamentali che oggi sono disponibili.

 

 
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