La legislazione italiana garantisce a tutti i bambini e ragazzi disabili l’integrazione scolastica. Questo significa che anche i soggetti autistici debbono essere inseriti in classi normali, ovviamente con tutti i supporti necessari per una buona riuscita del loro percorso scolastico (insegnante di sostegno, addetto all’assistenza, spazi e sistemazioni confacenti, programmi adatti e personalizzati, ecc. ecc.). Spesso, però, in Italia le leggi ci sono, ma non vengono applicate come si dovrebbe, o vengono applicate nella forma e soltanto nella forma. Oggi si parla molto di inclusione del disabile nella scuola. Perché si possa dire che questa inclusione è riuscita bene l’allievo con autismo deve:
1. Acquisire dalla scuola le necessarie conoscenze e abilità.
2. Migliorare la sua capacità di comunicazione.
3. Migliorare le sue interazioni sociali in generale.
4. Interagire con gli altri nel contesto dell’esperienza scolastica.
5. Riuscire ad operare delle scelte all’interno dell’ambiente scolastico.
6. Essere un membro effettivo della sua classe come comunità.
Purtroppo, molte volte si deve constatare che questi obiettivi generali non solo non sono conseguiti, ma non vengono neppure prefigurati nel piano educativo personalizzato (PEI). Figuriamoci cosa ne sarà degli obiettivi più specifici e verificabili, nei quali si dovrebbero sostanziare queste prospettive più ampie. D’altra parte, un progetto scolastico personalizzato per un bambino con autismo richiede anzitutto da parte di chi lo elabora una buona conoscenza della natura e delle peculiarità dell’autismo. Ma questa competenza ancora manca in gran parte della scuola italiana.
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